Ovicaprini: le malattie da cui proteggerli

Chi ha un allevamento di pecore o capre sa quanto questi animali siano esposti a rischi di contagio. L’allevamento ovicaprino rappresenta da sempre una risorsa fondamentale per la zootecnia e per l’economia sia di montagna che del bacino del Mediterraneo.

Il patrimonio ovino italiano è localizzato per il 95% nell’area mediterranea mentre l’allevamento caprino è più tipico dell’arco alpino. La riduzione delle aree disponibili per il pascolo e l’allevamento estensivo legati alla modesta resa economica, hanno indotto gli allevatori a un’evoluzione quantitativa nonché qualitativa di questo settore.

La molteplicità di tipologie produttive legate alle condizioni tradizionali di allevamento, e la promiscuità nelle aree montane, portano alla comparsa di patologie infettive complesse, legate alla sfera riproduttiva e alla produzione di latte e carne negli animali adulti.

Brucellosi ovicaprina

Tra queste sicuramente c’è la Brucellosi, causata da microrganismi del genere Brucella, hanno un decorso lento, spesso asintomatico. Come altre malattie, può provocare l’aborto nelle pecore, generalmente dopo la metà della gravidanza.  La trasmissione della malattia all’interno di un allevamento avviene tramite ingestione di materiale contaminato. È possibile anche la trasmissione per via sessuale o congenita da madre a figlio ed è per questo che, in caso di positività alla malattia, è obbligatorio eliminare sia gli animali infetti che la loro progenie. La brucellosi, essendo altamente contagiosa può diffondersi rapidamente nell’allevamento e non esiste una vera e propria terapia.

Afta epizootica

La gravità della malattia varia in rapporto alla razza allevata, al tipo di virus interessato e alle condizioni ambientali. Inizialmente sarà possibile riscontrare la comparsa di casi di zoppia nelle greggi e successivamente, sarà possibile reperire delle vescicole (afte) nelle mucose della bocca. La rottura di queste porta a infezioni secondarie. Gli ovini presentano sintomi meno marcati rispetto ai bovini.  Mentre la diffusione è rapida e può essere dell’80%, quello di mortalità è basso fino al 40% negli agnelli e con morte improvvisa.

Proprio a causa della rapida diffusione, in caso di comparsa nell’allevamento sarà necessario  vvertire immediatamente i Servizi Veterinari e provvedere a isolare gli animali ammalati disinfettando i locali di ricovero e le attrezzature.

Scrapie

La scrapie si inquadra nel gruppo delle encefalopatie spongiformi trasmissibili.  Gli animali affetti mostrano modificazioni comportamentali e la presenza di grattamento (dal verbo inglese “to scrape”) è il principale sintomo. Gli animali tendono a strofinare il corpo e la testa contro ostacoli fissi fino a procurarsi lesioni cutanee e perdita del vello. Successivamente compaiono disturbi della deambulazione ed infine la morte.
Dal 2002 in tutti i paesi dell’Unione Europea (EU), all’attività di sorveglianza passiva basata sulla segnalazione di animali sintomatici, è stato affiancato un programma di sorveglianza attiva, mediante l’esecuzione di test rapidi su un campione ampio e rappresentativo di ovini e caprini macellati o morti in stalla, di età predefinita (meno di 18 mesi).

Blue tongue

A differenza delle altre malattie ovine, la Blue Tongue non si trasmette da un animale malato ad uno sano ma, il veicolo è rappresentato da insetti molto piccoli che pungendo gli animali infetti, provvederà alla trasmissione su capi sani. La malattia, essendo legata agli insetti è pressoché stagionale e legata al caldo e alla proliferazione di insetti. I trattamenti ambientali e antilarvali possono prevenire la malattia e soprattutto, in caso di positività nel gregge è necessario il blocco della movimentazione animale e di conseguenza si avrà un mancato reddito per l’allevatore.  Il nome, lingua blu, viene dagli edemi e dal colore cianotico della bocca.

Cosa succede se gli animali si infettano?

In caso di contagio, gli enti preposti possono procedere con il blocco della movimentazione animale e del latte relativo all’allevamento con casi di positività ed istituire una zona perifocale per isolare la malattia.

Ciò significa che l’allevatore potrebbe far fronte ad una perdita economica anche qualora il proprio allevamento rientrasse nell’area perifocale, anche se non direttamente interessato.

In alcuni casi, per far sì che il contagio si arresti e per prevenire la diffusione pandemica della malattia, il servizio veterinario e gli organi preposti possono imporre l’abbattimento forzoso di parte o di tutto il gregge. In questo caso, l’allevatore si troverebbe in difficoltà. Ma c’è la possibilità, tra l’altro incentivata dalla comunità europea, di recuperare il mancato reddito e il danno economico che l’abbattimento forzoso comporta: assicurare il proprio allevamento proprio per le epizoozie.

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